11 feb 2015

Unione della Slavia impossibile, Shaurli: “Istituire sub-ambito”

Non ci sarà nessuna Unione territoriale intercomunale della Slavia. Salvo improbabili (e radicali) ripensamenti della Giunta regionale, la versione definitiva delle delimitazioni dei nuovi enti, per i territori delle valli del Natisone e del Torre non si discosterà dal primo piano approvato lo scorso 4 febbraio. Niente da fare, quindi, per la proposta avanzata dai sindaci di Stregna, Savogna e Drenchia (poi sottoscritta anche da Grimacco, Lusevera e Taipana) per un’Uti che ricalchi l’attuale territorio della Comunità montana del Torre, Natisone, Collio. A sancire l’inattuabilità di quest’opzione, a ben vedere, è la stessa legge di riordino (26/2014) già nel ‘famoso’ articolo 4 che stabilisce i criteri generali per la costituzione dei nuovi enti e le possibili deroghe.
In sintesi, vale il criterio generale per cui una volta che la Regione ha presentato questo primo piano, solo i comuni che confinano con altra unione e quelli adiacenti ad essi possono, entro 60 giorni, chiedere di aderire all’ente limitrofo. In questo senso anche le deroghe ai principi generali (continuità territoriale e numero minimo di abitanti) stabilite nel comma sette dello stesso articolo 4 (tra cui anche la presenza storica della minoranza slovena come da legge 38/2001) valgono solo per questo limitato numero di “spostamenti”, eventualmente richiesti dai comuni interessati, da un ente a quello confinante. Tenendo sott’occhio la cartina geografica per esempio, se i sette comuni delle valli del Natisone vogliono restare assieme devono gioco-forza restare nell’Uti del Natisone. Basti dire che Drenchia e Grimacco non si trovano nella posizione di chiedere alcuno spostamento ad altro ente.
A confermare questa interpretazione ‘restrittiva’ del comma, sono gli stessi uffici regionali e, in qualche modo, anche il capogruppo Pd in consiglio regionale Cristiano Shaurli. “Il Piano predisposto dalla Giunta sarà molto simile alla struttura definitiva – spiega Shaurli. È vero che qualcuno ha interpretato la citazione della legge di tutela della minoranza slovena come una deroga assoluta, ma così non è. Il vincolo della limitazione ai Comuni confinanti rispetto al piano attuale resta e, in ogni caso, difficilmente la regione avrebbe accettato un ente da 6 mila abitanti (la popolazione residente nelle valli del Natisone ndr) rispetto al limite minimo dei 30mila stabilito dalla riforma.” Sul Piano della Regione poi Shaurli sostiene che “la Giunta ha presentato delle Unioni coerentemente con quanto sostenuto da questa amministrazione da sempre, costruendo un riordino basato sull’esperienza positiva di collaborazione fra i territori negli ambiti socio-assistenziali. La proposta avanzata da alcuni sindaci delle valli del Natisone (Luca Postregna, Germano Cendou e Mario Zufferli, ndr) per un’unione sulla base della comunità montana andava certo presa in considerazione, ma solo nel caso in cui fosse stata condivisa da un buon numero di amministratori locali. Una soluzione attuabile, a questo punto, per i comuni montani delle vallate è ora quella di proporre l’istituzione di un sub-ambito che rispetti le peculiarità socio-economiche e culturali fra quelle municipalità che hanno le stesse problematiche e le stesse potenzialità di sviluppo.”

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